Il fascino della storia
Il Giardino
La tenuta di Pojega a Negrar di Valpolicella è di proprietà dei conti Rizzardi sin dal 1649.
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Il Giardino si estende su un'area di 54.000 mq, sviluppata su tre livelli, caratterizzata da pendii e pianure che seguono la morfologia della collina e conferiscono al paesaggio una varietà straordinaria.
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Tra geometrico e pittoresco
I templi e il famoso Teatro di Verzura di ispirazione greca, le gallerie e i percorsi labirintici plasmati da carpini, bosso, cipressi e la natura lussureggiante del boschetto si intrecciano in un gioco di prospettive che fa di Pojega un giardino spettacolare.
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Luigi Trezza si distinse nel sintetizzare i principi classici del giardino all'italiana con l'incarnazione del gusto "pittoresco" del nascente Romanticismo, dando vita a un'opera che incarnava perfettamente l'armonia tra natura e arte. Oggi il Giardino Pojega rappresenta l’ultima meraviglia del giardino all’italiana e si presenta nel suo massimo splendore grazie a un'accurata opera di restauro e conservazione.
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Le quattro tavole originali del progetto, oggi conservate nella Biblioteca Civica di Verona, ci offrono uno sguardo privilegiato sui disegni originali del giardino: il Belvedere, il Tempietto, il Teatro di Verzura e il Laghetto.
Quattro sono i percorsi principali che si snodano attraverso il Giardino:
- la Via del Giorno lungo il Viale dei Carpini
- la Via della Notte lungo il Sentiero del Boschetto
- la Via della Conoscenza lungo il Viale dei Cipressi (che collega il giardino formale al teatro)
- la Via della Virtù lungo il Viale del Belvedere.
L'uomo è al centro del progetto del Giardino di Pojega, una "decorazione vivente" che si muove in un complesso gioco di gallerie e stanze "in verzura". ll visitatore diventa protagonista di una narrazione che è lui stesso a costruire, a seconda dell'itinerario che sceglie di seguire.
Ogni suo passo dialoga con lo spazio, lo completa e lo trasforma, come un ornamento dinamico che interagisce con la natura circostante, rendendo il Giardino di Pojega un’opera sempre mutevole e viva.
Il Giardino di Pojega è dunque non solo un monumento alla bellezza paesaggistica, ma anche un'espressione tangibile del gusto e delle aspirazioni culturali dei suoi creatori, un luogo dove storia, arte e natura si fondono armoniosamente per creare un'esperienza unica e indimenticabile per chiunque lo visiti.
Mappa
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La mappa mostra come l'articolazione dei percorsi nasconda al visitatore una vista d'insieme, invitandolo a scoprire scenari e prospettive diverse attraverso precisi punti di arrivo e di sosta.
Sulla sommità del Viale dei Cipressi vi è il Belvedere; segue poi il Tempio nel boschetto, e infine il Teatro di Verzura e il Laghetto collegano le due estremità del viale centrale. Mentre il Viale di Carpini costituisce il percorso inferiore.
Durante la ristrutturazione della Villa, è stato aperto un collegamento, costituito dal ponticello che porta al Giardino privato della famiglia, ovvero il Giardino segreto, che non è nell’impianto originale, ma risulta essere di fine ‘800. Questa parte con giardinetto all’italiana, aiuole e parterre, è contraddistinto da un Ninfeo e giochi d'acqua.
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Un originale tempio "rustico" a cielo aperto con una suggestiva cupola di verzura e pareti rivestite di stalattiti, sassi e spugne, rivisitazione neoclassica delle cinquecentesche "grotte artificiali". Le quattro statue nelle nicchie raffigurano Venere, Ercole, Diana e Minerva, simboleggiando il dualismo tra dionisiaco (Amore e Forza) e apollineo (Castità e Raziocinio). Uno spazio filosofico che invita il visitatore a riflettere sul dialogo tra arte e natura, tra artificalie e naturale.
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Il Boschetto incarna il giardino informale inglese: selvaggio, incontaminato e irregolare. Disseminate tra i cespugli sono poste statue di belve selvatiche con l’intento di spaventare i visitatori.
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Il Belvedere è posto nel punto più alto del giardino: si tratta di una torretta a pianta ottagonale, circoscritta da una scalea che, partendo a rampa unica, si biforca per avvolgerne i fianchi.
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All’incrocio dei due viali di cipressi, c’è l’ingresso del Teatro di Verzura, formato da siepi di bosso, cipressi e carpini e dove sono posizionate due statue, rappresentanti le due muse della tragedia, Melpomene e Talia.
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Il viale è costituito da un’arcata di carpini neri e bianchi, le cui ombrose chiome sono potate al centro per illuminare a mezzogiorno il sottostante tappeto di erba. Lo spazio è ben delineato, come in una costruzione architettonica, con la siepe di bosso.
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Il laghetto ovale circonda la composizione scultorea dell’Acqua, personificata da una ragazza con un’anfora tra le mani. Sotto di lei, un delfino ricorda il mare e i due putti il principio dell’amore. Dominano dall'alto due "cedraie" a protezione degli agrumi della tenuta, mentre lo specchio d'acqua è circondato da siepi di alloro che disegnano stanze verdi dall'impianto variegato.
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Villa Rizzardi, costruita tra il 1868 e 1870 dall’architetto Filippo Messedaglia, presenta uno stile eclettico che fonde elementi barocchi, rinascimentali e neoclassici.
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Sul fianco orientale della villa, collegato al piano nobile della stessa da un ponticello, si accede ad un piccolo Giardino Segreto a terrazze, organizzato secondo i canoni classici.