Il nuovo Giardino di Pojega: storia, restauro e futuro di un capolavoro paesaggistico

Un tempo spazio privato di rara eleganza, oggi il Giardino di Pojega si affaccia al futuro con nuova vitalità, grazie a un importante intervento di restauro finanziato dai fondi PNRR “Parchi e Giardini Storici”. Il convegno “Presentazione dei lavori di restauro e valorizzazione del settecentesco Giardino di Pojega di Villa Rizzardi”, svoltosi il 16 aprile presso Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, è stato l’occasione per raccontare la rinascita di uno dei giardini più affascinanti del Veneto, in un intreccio di architettura, botanica, memoria e visione.
Ad aprire l’incontro è stato Claudio Carcereri de Prati, Presidente dell’Accademia, che ha voluto sottolineare il valore documentario e culturale del giardino, ricordando come l’Accademia conservi un prezioso archivio fotografico digitalizzato, risalente agli anni Settanta. Con un tocco letterario, ha rievocato le parole dell’architetto Luigi Trezza in una lettera al suo protettore Pio de Lorenzi, in cui, parlando del suo viaggio a Roma, affermava: «Mi è piaciuto tanto che mi dispiace per i miei futuri committenti, perché dovranno subire il peso delle meraviglie che ho ammirato». Un passaggio che rivela quanto la bellezza osservata avesse già acceso in Trezza una visione architettonica capace di sfidare il tempo.
Una seconda giovinezza per un giardino senza tempo
«Oggi il giardino è più bello di quando i miei antenati lo hanno fatto realizzare», ha dichiarato con emozione Agostino Rizzardi, erede e attuale custode di Pojega, «perché alberi e siepi hanno sviluppato nuove prospettive. È come se il disegno originario si fosse compiuto nel tempo». La sfida di rendere il giardino economicamente sostenibile, oltre che valorizzato dal punto di vista storico e culturale, ha trovato nel bando PNRR un alleato prezioso. Su oltre 1000 domande, solo 120 sono state approvate: tra queste, il Giardino di Pojega.
«Quando ci siamo ritrovati a gestire un investimento di due milioni di euro, abbiamo sentito tutto il peso della responsabilità. È stata una grande sfida, ma anche una grande occasione. E oggi posso dire di essere orgoglioso di aver portato a termine questo percorso, grazie alla collaborazione preziosa di tutti gli attori coinvolti nel progetto.»

Un capolavoro firmato Trezza
L’architetto Daniela Cavallo, dell’agenzia PG&W incaricata della valorizzazione del giardino, moderatrice del convegno e profonda conoscitrice dell’opera di Luigi Trezza, ha evidenziato come l’intero progetto paesaggistico sia il risultato di un pensiero complesso e poetico. «Trezza progettava architetture che raccontano storie e che ancora oggi dialogano con il nostro presente. Il Giardino di Pojega non è grande, ma è fatto per restare. Un luogo in cui ‘intuarsi’, per usare un termine dantesco: farsi parte del paesaggio». Un luogo, aggiunge, «in cui andare a cercare sé stessi: in cui andare e in cui tornare, come si dovrebbe fare in un museo: tornare per vedere da punti di vista diversi. Nel giardino c’è una mutazione costante delle prospettive a seconda delle stagioni».
Il giardino, infatti, alterna con equilibrio geometrie italiane a suggestioni inglesi: quattro “stanze verdi”, il teatro di verzura, il tempietto nel boschetto e il belvedere sono solo alcune delle tappe di un percorso pensato per stupire e incantare in ogni stagione.

Architettura, paesaggio, materia viva
L’ingegner Filippo Giustiniani, responsabile del cantiere, è titolare dello studio Studio Giustiniani & Partners, realtà con oltre trent’anni di esperienza nella progettazione e nel restauro di edifici vincolati dalla Soprintendenza. Ha lavorato su castelli, palazzi storici e ville nel Veneto, tra cui il restauro delle facciate della Rotonda del Palladio a Vicenza.
«È un giardino che va visto, non c’è dubbio», ha affermato Giustiniani. «Si trova su un dolce pendio antropizzato da millenni – lo testimonia anche la vicina Villa Romana – ed è raro, per un giardino all’italiana, trovarsi in posizione collinare. Poco più di cinque ettari, ma con prospettive architettoniche di grande impatto». Ha ricordato poi l’impegno richiesto da un cantiere tutto all’aperto, durato due anni, e reso ancora più complesso da una stagione di piogge insistenti che ha rischiato di compromettere i tempi di consegna.
Determinante il lavoro dell’architetto paesaggista Giuseppe Rallo, esperto di tutela e restauro di giardini storici, con oltre trent’anni di attività nella Soprintendenza per il Veneto Orientale. È stato direttore del complesso monumentale di Villa Nazionale Pisani a Stra e ha curato numerosi interventi tra cui il giardino di Palazzo Soranzo Cappello a Venezia.
Rallo ha sottolineato la genialità di Trezza nel creare un impianto geometrico dal forte potere evocativo: «Osservando la veduta aerea di Pojega si nota come le forme si armonizzino tra loro: il laghetto ovale, il tempietto circolare e gli assi rettangolari si rincorrono in una struttura coerente e visionaria. Un’architettura vegetale fatta di simmetrie, geometrie nascoste e stanze verdi che generano sorprese visive, come nel boschetto con il tempietto pagano e le sei stanze quadrate che lo precedono».

Un intervento particolarmente significativo ha riguardato il recupero del sistema idrico originario: l'acqua, prelevata da una fonte naturale situata all'interno della proprietà, viene convogliata attraverso un’antica rete di canaline in pietra restaurate, e distribuita per alimentare vasche, fontane e il laghetto, oltre che per l’irrigazione. «Non molti giardini possono vantare una simile testimonianza storica – ha sottolineato Rallo – quella delle canalizzazioni originali in pietra, troppo spesso sostituite o rimosse nei giardini italiani. Il Giardino di Pojega è un unicum per molte ragioni».
Ha poi ribadito il valore emozionale del giardino irregolare, lontano dalla mera esaltazione formale e molto vicino a quella poetica del sublime inglese. «Trezza è stato un antesignano. Il giardino non ha una forma sola, ne ha infinite. Come un essere umano, si modifica nel tempo. Per Pojega abbiamo scelto di creare una nuova sovrastruttura floreale, restituendo visibilità al Giardino segreto con bulbi rari e comuni, disposti non in ordine ma in armonia di colori e fioriture per dare contemporaneità».
Tra le essenze: narcisi, fritillaria imperialis, iris, agapanti, allium e rose. «Non volevamo un giardino settecentesco, ma un giardino che parlasse anche all’oggi, con leggerezza e bellezza».

Un esempio virtuoso di sostenibilità e cultura
Il restauro di Pojega ha risposto pienamente alle linee guida del bando PNRR, che per la prima volta ha introdotto il concetto di “cura” nel patrimonio vegetale, premiando interventi che accrescono la biodiversità e la complessità botanica. «Un giardino storico», ha detto Rallo, «non è solo bellezza. È sostenibilità, è funzione, è emozione. Il nostro lavoro ha mirato a ricostruire questa armonia originaria».

Un giardino per tutti
Il Giardino di Pojega è ora pronto ad accogliere i visitatori con un rinnovato sistema di accessibilità e biglietteria. Come ha ricordato l’architetto Cavallo: «Restituire questo luogo alla cittadinanza è stato un gesto di responsabilità culturale. Possiamo parlare di un nuovo giardino di Pojega, come non è mai stato».
In platea, l’architetto paesaggista Paola Muscari ha condiviso un’immagine poetica: «Il Giardino di Pojega è come un gatto addormentato sopra una collina di vigne. Vive in simbiosi col paesaggio, diverso d’estate e d’inverno, come lo sguardo di chi torna e lo ritrova».
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